Esaurita la “pratica Crotone”, il tifoso del Messina ha passato un Natale molto magro, dal punto di vista sportivo, uno dei peggiori nella storia ultracentenaria del calcio peloritano. Il penultimo posto dista adesso 4 punti, la salvezza diretta è rappresentata dalla posizione della Gelbison, a quota 23, la prospettiva di un mesto ritorno nei dilettanti si fa sempre più concreta, con il corollario di decisioni e comportamenti lontanissimi da un benché minimo livello di organizzazione societaria professionistica.
ADDIO SOSPESO - Le dimissioni del ds Pitino e dell’allenatore Auteri, rese pubbliche a poche ore di distanza dall’inizio della partita allo “Scida”, sono solo l’ultimo atto di una strana partita a scacchi che dura da settimane tra la proprietà e lo staff tecnico dirigenziale, tra riunioni interminabili e confronti tra gli interessati non si capisce bene su quali argomenti se non la definizione della parte economica nei contratti sottoscritti la scorsa estate. Sono così trascorsi diversi turni di campionato con una serie di 7 sconfitte nelle ultime 8 partite disputate e la “conquista” del fanalino di coda in graduatoria.
DOMANDE SENZA RISPOSTA - Storie già viste non più tardi di un anno fa, ma Pietro Sciotto deciderà di ripetere la rivoluzione tecnica e organizzativa che portò alla salvezza nella scorsa stagione? Oppure prevarrà l’istinto di conservazione e la voglia di tirare i remi in barca limitando l’impegno a quanto definito con la fideiussione per l’iscrizione e a garanzia dei contratti sottoscritti, senza nessuna considerazione in merito all’aspetto sportivo dell’investimento fatto? Difficile pensare ad un presidente Sciotto disinteressato a una eventuale retrocessione (“non lascerò mai da perdente”, ha sempre ribadito) ma cosa è possibile fare adesso, non solo nell’immediato, ma soprattutto nei mesi che mancano alla fine della stagione, indipendentemente dal risultato sul campo? Continuare con annate agonistiche all’insegna della sopravvivenza, della improvvisazione apre la porta ad avventurieri, presunti salvatori della patria che, in alcuni casi, mirano a salvare lo status quo perché la mediocrità generale lascia spazio a gente improvvisata.
ZERO CREDIBILITA' - Nello stesso tempo, affrontare le emergenze dopo averle create non dà credibilità a nessun programma di ripresa della passione attorno alla biancoscudata, che vada oltre i facili slogan o le presunzioni di professionalità basate su mere dichiarazioni di intenti o autoincensamenti. Servirebbe un cambiamento profondo, negli uomini e nelle modalità di approccio, coinvolgendo le istituzioni, per attirare investitori o professionisti del settore capaci di avviare processi virtuosi e non il solito loop negativo che porta a sterili “chiamate alle armi” per salvare il salvabile. Discorsi che restano fini a se stessi in assenza di una proprietà capace di prendere una direzione decisa o di una città sempre più disinteressata alle vicende calcistiche locali, con tutte le ragioni di questo mondo, tra l’altro, vista la distanza siderale tra il Messina e i suoi tifosi, che va ben oltre gli striscioni di contestazione o i post polemici o di insulti sui social. Scrivere una nota in cui si annunciano le dimissioni di Pitino e Auteri, attendendo valutazioni e determinazioni della proprietà lascia ancora aperte ulteriori perdite di tempo nell’assunzione di due figure fondamentali per tentare la disperata rimonta, che si dovranno occupare di sfrondare l’organico non competitivo per integrarlo con calciatori davvero di categoria.
NUMERI IMPIETOSI - L’ultima gara di campionato porta in dote la nona sconfitta per un gol di scarto sulle 15 complessive raggranellate dopo 20 turni, testimonianza inequivocabile di quanto manchino a questa rosa costruita in modo sciagurato almeno 4 elementi di sostanza tecnica, fisica e caratteriale adeguata, malgrado il budget in linea con quello della media del campionato di serie C. La prova dello “Scida” ha fornito un minimo segnale di vita rispetto al recente passato, ma proprio l’incapacità di recuperare situazioni di svantaggio, non producendo nemmeno una occasione da gol degna di tal nome, indipendentemente dalla forza degli avversari incontrati è una tendenza che il semplice cambio di allenatore non può curare e porta direttamente alla retrocessione senza nemmeno poter sperare di accedere agli spareggi.
BASTA TENTENNARE - Passata l’ennesima giornata senza comunicazioni che non siano sfoghi più o meno sopiti con qualche addetto ai lavori, resta la netta sensazione che, stavolta, solo un deciso cambio di rotta potrebbe cambiare le cose ricostruendo in toto l’organico, ma soprattutto affidandosi a due-tre figure chiave per riorganizzare la società dentro e fuori dal campo. Serve costruire una macchina capace di fare almeno 25 in 18 partite per accedere ai playout con qualche speranza di vincerli. I tempi dei pannicelli caldi o delle prese di posizione umorali sono finiti e la pazienza o tolleranza dell’ambiente si è già trasformata in ostilità, o, peggio, indifferenza. E l’ennesimo fallimento a soli 6 anni da quello precedente, colpirebbe in modo irreparabile la credibilità del fenomeno calcio a Messina, forse l’obiettivo di qualcuno abituato a navigare nella mediocrità, ma sicuramente non l’auspicio di chi, in totale buonafede e spinto solo dalla passione, vorrebbe pensare solo al campo e sognare un futuro di vittorie.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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