Il Messina torna sconfitto per la settima volta in trasferta certificando così il poco invidiabile record di peggior inizio di campionato nella storia ultracentenaria del calcio messinese lontano dalle mura amiche. La squadra di Auteri è la più scarsa come rendimento esterno tra tutte le 100 società professionistiche italiane e, a questo punto, occorre fare affidamento innanzitutto sulle restanti partite da qui alla sosta da disputare al “Franco Scoglio” per accumulare i punti necessari a non restare invischiati definitivamente delle ultime posizioni di classifica. L’unico obiettivo per i 22 componenti la rosa biancoscudata deve essere questo, occorre ripeterlo fino alla noia: arrivare con il maggior numero di punti possibili al momento in cui si dovrà realizzare, con grande perizia e senza esitazioni, i movimenti del mercato di riparazione. Il presidente Pietro Sciotto ha più volte ribadito che non vuole retrocedere, ma la politica dell’attesa non paga, nel calcio come nella vita, quindi serve avere ben chiaro adesso cosa dovrà essere fatto tra una quarantina di giorni, senza concedere alibi o cali di tensione a chi, adesso, ha la responsabilità di portare a destinazione questa nave nella tempesta di un campionato in cui le prime tre sono nettamente superiori alle altre, ma le concorrenti per la salvezza hanno, tra le proprie fila, almeno due-tre calciatori in grado di fare almeno una giocata decisiva. Questo manca al Messina versione trasferta, in questo campionato, e la gara di Pescara, persa con il minimo scarto, senza errori clamorosi, conferma le carenze dell’organico costruito in estate con imperizia, e non si metta in campo l’alibi del budget ridotto, perché proprio le scelte dei cosiddetti over sono state le peggiori, incidendo maggiormente sul bilancio, senza contropartite sul campo in termini di prestazioni, gol, azioni decisive.
Il contesto, quindi, è quello di lotta e sofferenza sportiva, come più volte ribadito da mister Auteri (voto 5) che, ieri pomeriggio, forse si incarta nella scelta non tanto del modulo iniziale, un 4-3-3 quasi speculare rispetto a quello di Colombo, quanto degli uomini chiamati ad interpretarlo, perché mettere 4 giocatori adattati in ruoli non propri, quando hai a disposizione elementi più abituati a giocare in quelle posizioni e con quei compiti, difficilmente consente di ottenere il risultato finale immaginato.
Iniziamo proprio dagli “adattati” il nostro piccolo tabellino di voti: Berto (5,5) si disimpegna con attenzione come terzino destro, anche se nella ripresa tre delle quattro chance costruite dal Pescara vengono dalla sua fascia e, ovviamente, il suo apporto in fase di spinta è nullo; va meglio Angileri (6) con personalità anche in uscita, oltre che nel presidiare la zona di sua competenza; male, invece, Fazzi (4,5), un pesce fuor d’acqua come mezzala, protagonista in negativo nell’azione del gol decisivo in quanto concede troppo a Cancellotti, così come Catania (5), mai vincitore nei duelli fisici con i centrali biancoazzurri.
Il migliore in campo di parte giallorossa è Lewandowski (7), prezioso nel primo tempo su Cuppone, concentrato nella ripresa sulle conclusioni degli attaccanti avversari, un po’ morbide ma comunque insidiose. Prova non impeccabile dei due centrali difensivi schierati all’inizio, visto che Camilleri (5), nei 39’ in campo la vede poco e Filì (5) non riesce a tenere il confronto sugli spazi stretti come in campo aperto. Leggermente meglio Trasciani (5,5) che si disimpegna con discreta applicazione al posto del capitano uscito per un infortunio muscolare.
A centrocampo, oltre il già citato Fazzi, ci sono i 2002 Fiorani e Mallamo, 6 di incoraggiamento ad entrambi, perché si impegnano, in fase di interdizione e di costruzione, senza sfigurare contro avversari di grande spessore e tecnica nella zona nevralgica della manovra. Una ventina di minuti anche per Marino (5,5) che incide poco nel momento in cui serviva cambiare ritmo per pareggiare. Maggiore spazio quello concesso dalla panchina a Fofana (6), al posto di Fazzi dal 59'; resta il dubbio su cosa avrebbe potuto fare se avesse occupato il proprio ruolo dall’inizio. Ci mette grinta e un paio di buone imbucate in fase di avvio della manovra.
L’attacco è il reparto più improduttivo di tutta la squadra, quindi, oltre Catania, i suoi compagni in avanti latitano quando si tratta di tirare, ovvero il motivo per cui sono stati ingaggiati e restano in campo. Grillo (4,5) è impalpabile, Iannone (5) resta nel limbo del “vorrei ma non posso”, Curiale (4,5) aumenta la collezione di minuti inutili e fa quasi tenerezza al momento in cui batte una punizione con piglio guerresco ma la palla si infrange lenta sulla barriera, mentre Balde (5,5), nel grigiore generale, è uno dei meno peggio, anche se urlano vendetta le occasioni in cui prima sbatte sulla difesa pescarese, e, qualche minuto dopo, non controlla un lancio millimetrico di Trasciani, solo in area, stoppando la sfera al difensore in netto ritardo invece di concludere.
L’ultima annotazione riguarda l’incapacità di questa squadra di creare pericoli agli avversari nella fase finale di tutte le gare giocate in trasferta fino ad oggi, soprattutto quando il risultato è in bilico. Un difetto enorme da correggere al più presto, insieme ai tanti altri, e, forse, non basterà il lavoro del mental trainer o qualche seduta con i ragazzi del team di Esports davanti alla playstation per riuscire nell’impresa di tornare con qualche punto dalle trasferte. Fermo restando che, comunque, i risultati in casa non sono affatto scontati, indipendentemente dalle statistiche.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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