La seconda sconfitta stagionale arriva contro l’ultima in classifica nel più classico dei testa-coda che il Messina ha affrontato lasciandosi trascinare nel clima da lotta dentro il fango propiziato dalla pioggia battente e dal fondo campo paludoso del “Marco Lorenzon”.
L’esame della gara parte dal presupposto che il Rende non ha rubato niente, sfruttando le proprie caratteristiche e mettendo a frutto praticamente tutti i tiri scoccati nello specchio della porta avversaria, ma il principale merito dei biancorossi è stato quello di affrontare con la giusta umiltà e spirito di sacrificio il confronto impari con la capolista, dalla quale li dividevano 20 punti di distacco accumulati in 12 turni di campionato.
Raffaele Novelli (voto 5) non riesce a trasmettere efficacemente i concetti evidenziati nel corso dell’intervista rilasciata alla vigilia della partenza da Messina, durante la quale aveva predetto esattamente il tipo di difficoltà cui sarebbero incorsi i suoi giocatori durante un match solo apparentemente agevole, soprattutto con un campo, già pessimo, diventato quasi impraticabile dalle condizioni meteo. Il primo tempo è giocato in modo troppo discontinuo, con le solite occasioni divorate per poca cattiveria al momento della conclusione, il doppio svantaggio è eccessivo, ma i biancoscudati non si calano nella realtà di un match sporco, da categoria inferiore, basato solo su corsa e agonismo, perdendo troppi contrasti e il 3-0 subito a freddo in avvio di secondo tempo nasce dalla troppa libertà lasciata agli uomini di Napoli con la difesa schierata. A quel punto, esce fuori la grinta e la forza atletica e tecnica di alcuni elementi ed il Messina sembra avere la possibilità di ribaltare la situazione anche in inferiorità numerica, ma spreca ancora una volta ghiotte situazioni, fino al triplice fischio di un mediocre arbitro, purtroppo dote della categoria nella quale ci siamo abituati a giocare.
Facile individuare il migliore in campo dell’Acr, quel Domenico Aliperta (7) capace di dare la scossa ad un gruppo distrutto dal triplo svantaggio con due gol di ottima fattura a dispetto del fondo campo infame, prova evidente che questa squadra è costruita per vincere “anche giocando sulla sabbia”, come dichiara a fine gara il numero 8 biancoscudato. Dietro di lui, però, in pochi riescono ad avvicinarlo nello spessore della prestazione, a partire dal portiere Lai (5) colpevolmente rimasto nella cosiddetta “terra di nessuno” sul gol che sblocca il match, confezionando la classica frittata insieme al centrocampo che lascia Brugnano libero di controllare e lanciare un filtrante senza contrasto, ed a Giofrè (4,5), troppo molle nel fare la diagonale sull’autore del gol Gozzerini. Il numero 3 biancoscudato perde anche un contrasto a centrocampo che apre la ripartenza da cui nasce l’espulsione di Cristiani ed il 2-0, forse risente dell’infortunio occorsogli al termine della partita contro il San Luca e Novelli lo sostituisce al 49’. Al suo posto entra Mazzone (5,5), che concorre alla sbandata generale da cui scaturisce il 3-0. Stavolta note dolenti vengono dalla granitica coppia difensiva centrale, visto che Sabatino (5,5) non si esprime al meglio sul campo pesante, pur buttandosi generosamente in avanti nell’ultima parte di gara, mentre Lomasto (4,5) macchia una prova tutto sommato sufficiente con lo scatto di nervi che gli causa il cartellino rosso e, probabilmente, anche due turni di squalifica. Cascione (5,5) spinge tanto sulla corsia di competenza, perdendo un paio di volte l’equilibrio al momento cruciale (a proposito, forse nemmeno la scelta degli scarpini da gioco è stata azzeccata dal Messina), ma tutto sommato non commette errori fatali, se non un leggero ritardo nella chiusura su Ferchichi, libero di appoggiare a porta vuota.
La prestazione dei singoli a centrocampo risente della differenza di condizione fisica tra i diversi interpreti, visto che Vacca (5) si vede poco, evidentemente ancora non in grado di dare il cambio di passo che ci si aspetta da lui, mentre Cristiani (6) raggiunge la sufficienza prima di immolarsi nello sgambetto su Gozzerini, figlio di una scivolata che gli fa perdere l’equilibrio, causando il rosso diretto, forse non proprio completamente corretto, visto il contemporaneo recupero di Cascione sull’attaccante lanciato a rete. L’inferiorità numerica non condiziona Novelli nelle scelte per le sostituzioni durante l’intervallo, poiché Manfrellotti (5) e Crisci (5) avrebbero comunque preso il posto di Arcidiacono (5,5) e Cretella (5,5), apparsi poco incisivi nelle poche occasioni in cui riescono a battere verso la rete, al di là degli interventi comunque degni di nota di Quintiero. I due subentrati si gettano nella mischia con ardore, rimanendo invischiati nelle maglie di una difesa sempre più strenua dei padroni di casa e, alla fine, la loro presenza risulta quasi impalpabile. L’ultimo ad alzarsi dalla panchina è Bollino (sv), quando i suoi sono già in 9, il palermitano entra nell’ultima azione pericolosa e aumentano i rimpianti per le sue ancora non perfette condizioni fisiche che gli hanno impedito di dare il proprio contributo in questa gara. Un capitolo a parte lo merita Ciro Foggia (5,5), il principale terminale offensivo di questa squadra che, al “Lorenzon” lotta su ogni pallone, ma spreca tre palle gol nitide e subisce un netto fallo da rigore nel primo tempo, passato inosservato sia all’assistente numero uno che all’arbitro.
Il numero 9 avrà tempo e modo per farsi perdonare, la sua maglia resa pesantissima dal fango e dal sudore a fine gara è l’emblema di un Messina sconfitto, ma orgoglioso e mai domo, e, da qui dovrà ripartire Novelli per riprendere la marcia verso la vittoria, lasciando alle spalle questo scuro pomeriggio sulla Sila.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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