Come un naufrago (il lettore scelga in quale liquido), il Messina respira un poco di ossigeno mandando ancora più a fondo il Taranto, ormai con l’unico obiettivo di prendere più punti di penalizzazione possibili in questo torneo, augurandosi di poter ripartire dalla D con meno zavorra possibile.
LA SPERANZA - Uno scontro tra derelitti con un risultato che almeno conferisce un minimo di speranza a una delle contendenti, legata, però, soprattutto a ciò che accadrà fuori dal rettangolo di gioco nei prossimi giorni. Infatti, se già domani non vi saranno certezze su chi dovrà firmare e prendersi la responsabilità dei pagamenti, sia delle spese correnti che del mercato di riparazione, i tre punti colti ieri pomeriggio alla “Nuova Arredo Arena” di Francavilla Fontana, serviranno solo alle statistiche.
Inoltre, necessitano immediatamente due figure dirigenziali di spessore, uomini di calcio, da collocare nelle caselle di direttore generale e responsabile dell’area tecnica, perché giocatori, staff tecnico, procuratori, operatori della comunicazione devono avere interlocutori credibili, non riferimenti ballerini o propensi a gestire le informazioni pro domo sua, fabbricando alibi invece che soluzioni.
ONERI IMMEDIATI, ONORI DIFFERITI - Negli ultimi tre anni tali compiti sono stati assolti da Pietro Sciotto insieme a ds, procuratori amici, allenatori calati nel ruolo, una certa iniezione di risorse finanziarie e una piccola dose di fortuna, ripartendo poi sempre da zero, adesso serve una assunzione di responsabilità seria da parte di chi si è assunto l’onere di acquisire la maggioranza delle quote azionarie e deve dare risposte a una piazza mortificata da quasi 20 anni di mediocrità o speculazioni di bassa lega. Altre soluzioni comportano un solo punto di arrivo, cioè la retrocessione in serie D col mantenimento del titolo come unica risorsa dalla quale ripartire, ovviamente lasciando la scena senza nulla a pretendere, visto lo scempio commesso nei confronti della città in ambito calcistico.
ALIBI PER NESSUNO - Questo toglierebbe alibi anche a chi, dall’esterno, ormai da anni, continua a dire di essere una alternativa credibile, ma poi evapora al momento di passare dalle parole ai fatti e, magari, preferirebbe ripartire dall’Eccellenza, ammesso ci sia qualcuno in grado di farlo con velleità di risalita immediata e programmi a lunga gittata sorretti da garanzie e solidità economica che vadano oltre le trovate creative ispirate al “metodo Ponti” o al marketing piramidale.
RICOMINCIAMO DA TRE... PUNTI - Fatta questa doverosa premessa, su cui sono necessari approfondimenti in altra sede sulle modalità di questo nuovo assetto societario, l’analisi della partita di ieri è tutta racchiusa nella considerazione che i segnali di vita emersi durante i novanta minuti possono essere la base su cui costruire una rimonta complicata ma non impossibile se si creassero le premesse minime all’interno di una società di calcio professionistica. Servono almeno da 22 a 25 punti per poter sperare di mettersi alle spalle, a fine torneo, due squadre oltre le vittime designate Taranto e Turris, ma le distanze con la zona salvezza si allungano, in quanto tranne la Casertana e la Juve Next Gen (quest’ultima in netta ripresa e con un background fuori categoria), le altre sono già a 6 o 7 lunghezze. Impresa non raggiungibile con la squadra vincente ieri contro il Taranto, da rinforzare con elementi pronti e non reduci da lunghi stop, per infortuni o accantonamenti, con in più strutture fisiche o tare caratteriali difficilmente gestibili nel breve periodo.
MERCATO PESANTE - Per non fare giri di parole, i nomi accostati al Messina durante il breve interregno di Domenico Roma, che potrebbe riprendere in caso di allineamento della proprietà su binari di normalità gestionale, non sono adatti alla bisogna, visto che Dumbravanu sembra abbia da verificare la sua piena efficienza fisica, Monaco ha una struttura corporea appesantita dai tanti mesi passati fuori rosa a Catania, Ingrosso ha disputato due anni fa l’ultima stagione da titolare a Francavilla, mentre le voci di un ritorno di Emmausso sono quasi utopie, Zunno deve essere convinto, Lorenzo Catania è fuori dai radar da tempo. Nessuno di questi elementi ha il carisma, la forza mentale e la condizione fisica per poter rivestire il ruolo di leader in campo e fuori che serve a questa rosa in cui non esistono uomini di questo spessore, al di là delle dichiarazioni fatte recentemente o della disponibilità dimostrata nel rimanere in gruppo a dispetto di quanto accadeva attorno e dentro al gruppo squadra.
LE PAGELLE - Tornando al match di ieri, tra l’altro, Giacomo Modica (voto 6 per la gestione del momento portando a casa tre punti) ha fatto capire di attendere le decisioni della società anche nei suoi riguardi, quindi non è scontato che siano lui e Roma e Modica ad occupare le caselle di allenatore e direttore sportivo, nell’immediato, pur restando una opzione molto probabile, analizzando quanto si è riuscito a comprendere nel caos dello scorso fine settimana.
Tra “coloro che son sospesi” merita una menzione Gennaro Anatriello (6,5) che ieri si presenta in campo, non limitandosi al compitino, cercando di incidere, spreca due occasioni, una per tempo, poi è lucido nell’approfittare dell’ennesimo svarione di (Santo) Marong per servire l’assist decisivo ai fini del risultato finale. Non era affatto scontato tutto ciò quando i media ti indicano come oggetto del desiderio di Monopoli, Avellino, Trapani, ma forse ha inciso il recente cambio di procuratore del talentino napoletano, passato a un tutor nato e cresciuto a Messina.
Diverso l’approccio al match di Damiano Lia (5,5) accostato al Cerignola, disponibile a fare il titolare, ma meno incisivo e pugnace del solito, lasciando spazio alle iniziative di Guarracino sulla fascia di sua competenza. Stesso discorso per Morleo (5), aggredito sistematicamente dall’indemoniato Mastromonaco, un calciatore encomiabile per l’animus pugnandi e la qualità dimostrata come professionista nei fatti e non solo a parole. Prestazione interlocutoria per uno degli epurati nella gara contro il Cerignola, cioè Garofalo (5) protagonista di giocate imprecise e distratte, seppur animate da buona volontà, ma si nota che la sua attenzione è rivolta altrove.
Sul pezzo, invece, resta Krapikas (6) pronto nelle rare occasioni in cui il Taranto si rende pericoloso, sempre attento nel richiamare i compagni alla massima concentrazione durante tutta la partita. Oggetto delle sue grida soprattutto la coppia centrale difensiva, inedita in questo torneo, ma comunque efficace per la caratura di questo impegno. Ndir (6) si limita, intelligentemente, all’essenziale, mettendoci fisico e determinazione, mentre Marino (6,5) merita mezzo voto in più per il salvataggio sulla linea e per un atteggiamento più cattivo, anche agonisticamente, rispetto ad altre gare.
A centrocampo, Anzelmo (6,5) si conferma tra i pochi mentalmente centrato seppure di fronte a mille distrazioni, prova a mettere ordine, non molla mai, sempre in aiuto ai compagni, mentre Petrucci (6) resta impigliato nei suoi limiti atletici in un ruolo di mezzala nel quale non può mettere anche inserimento e soffre, in qualche caso, le incursioni avversarie, come quando gli sfugge troppo facilmente Guarracino e si crea la più grande chance da gol per il Taranto di tutto il match.
In avanti, invece, sconcertante, per mediocrità, la partita di Cominetti (4), impalpabile, impreciso, impacciato, impresentabile anche in una gara tra le due più deboli compagini del campionato, classifica alla mano, senza penalizzazioni. Volenteroso, ma non efficace, invece Pedicillo (5,5) avendo ormai smarrito il piglio delle prime giornate, non riesce quasi mai a piazzare lo spunto in fase di possesso, mentre si sacrifica quando si tratta di doversi difendere, dando, comunque, un contributo alla causa.
PANCHINA UTILE - Stavolta, contrariamente a tutto il resto del campionato, il gol decisivo viene dalla panchina e tocca a Pierluca Luciani (6) diventare protagonista, finalmente, in positivo, aggiungendo anche un paio di spunti interessanti, non culminati in altre soddisfazioni personali, oltre alla consueta poca rapidità fisica e mentale purtroppo una sua caratteristica peculiare. Bene anche Peppe Salvo (6), subito entrato in partita, un elemento che deve trovare maggiore spazio in questa parte decisiva del campionato, perché merita di essere valorizzato e poter dare una mano. Anche Adragna (6) dimostra vitalità e, al suo primo pallone giocato, fa una imbucata in profondità non colta al momento giusto da Anatriello, che poteva sbloccare prima il risultato. Di Palma (sv) gioca troppo poco per poter essere valutato.
Una gara sporca, vinta con sofferenza, ma solo gli avvenimenti dei prossimi giorni potranno dirci se, su questi tre punti ottenuti in Puglia si potrà costruire, in senso positivo, il futuro del Messina.
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