Tutti i sostenitori di una squadra di calcio, a prescindere da etnia o cultura, conoscono perfettamente l’importanza e il valore della maglia del proprio club. Per un tifoso, la divisa indossata dai propri beniamini non è solamente un mero segno identificativo, ma rappresenta il simbolo intrinseco della propria identità. Una sorta di rifugio accogliente, nell’oscurità delle annate sbagliate, capace di trasformarsi immediatamente in un vessillo da osannare per celebrare le vittorie. L’abusata definizione di “seconda pelle”, in effetti, è quella che incarna meglio l’importanza della maglia per il proprio sostenitore, protetto dal tessuto griffato come fosse un’epidermide inviolabile nelle “battaglie” più complesse.
La città di Messina, come sappiamo, vanta una storia calcistica ultracentenaria, che affonda le proprie radici addirittura nell’ultimo decennio del XIX secolo. Le società che hanno animato la vita calcistica della nostra città sono state più di venti, fondate (e poi disciolte) soprattutto nel periodo antecedente la costituzione della storica Associazioni Calcio Riunite Messina. E’ naturale che le divise da gioco siano state le più svariate, a cominciare da quella bianco-blu indossata, nel 1901, dal Football Club Messina, prima compagine cittadina fondata da Alfredo Marangolo e dalla comunità anglosassone della città.
Messina, pertanto, ha visto maglie d’ogni forma e colore, come la rossa della Ginnastica Garibaldi (1910-1914), quella blu con banda rossa orizzontale dell’U.S. Arsenale (tra la fine degli anni ’40 e l’inizio dei ’50), quella bianco-verde del Messina Sporting Club (1921-22) e financo quella viola acceso, tendente al fucsia, della rifondata Umberto I (anni ’20). Le varie rifondazioni dell’U.S. Peloro, poi, sono sempre state caratterizzate da maglie a scacchi bianchi e neri, mentre l’inarrestabile Giostra del secondo dopoguerra, fermatosi alle soglie della serie cadetta, indossò una divisa interamente bianca, dalla quale nacque il soprannome dei suoi calciatori, “i puri”.
Ma l’unica maglia che l’attuale tifoseria riconosce come originale è la mitologica bianco-scudata con bordi giallo-rossi, adottata per la prima volta nel lontano 1919 dalla neonata Unione Sportiva Messinese. Il 10 novembre del 1919, infatti, alcuni facoltosi messinesi si riunirono per costituire una società forte, che raccogliesse la tradizione del vecchio F.C. Messina, scomparso qualche anno prima dello scoppio della guerra mondiale. Una volta costituita la nuova compagine, il Cavaliere Nazzareno Allegra, futuro capitano della squadra, grazie ai suoi contatti con il comandante della Marina Militare di Messina, si fece consegnare dodici maglie bianche da marinaio, rintracciate tra le rimanenze dello spaccio peloritano, alle quali applicò lo stemma della città ed alcuni bordi giallo-rossi sul colletto.
Fu così che, nella sfida amichevole contro l’Aurora Giostra del 23 novembre 1919, l’U.S. Messinese indossò per la prima volta la mitica maglia bianco-scudata. La larga vittoria di Allegra e compagni, che rifilarono un secco 12-0 ai ragazzi del rione Giostra, suggellò l’amore tra i messinesi e la storica maglia che, da allora, verrà adottata da tutte le squadre che si fregeranno dell’onore di rappresentare la città intera. Di lì a poco, l’U.S. Messinese muterà denominazione in Football Club Messina, ricostituitosi ufficialmente nel novembre del 1922 nei locali del Bar Irrera. Nuovi scioglimenti e rifondazioni portarono la prima squadra della città a mutare nome per altre quattro volte prima della seconda guerra mondiale ma, il filo conduttore che legherà indissolubilmente le varie compagini sarà la splendida e immutata maglia bianco-scudata.
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
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