Una partita intensa, avvincente, con il risultato in bilico fino all’ultimo secondo, equilibrata in modo sorprendente rispetto a quello che diceva il divario in classifica di ben 43 punti, tra la squadra, insieme all’Imolese, con più sconfitte in serie C (15) e quella rimasta unica imbattuta nei campionati professionistici dei cinque paesi europei calcisticamente più evoluti.
Questa è stata Messina-Catanzaro, andata in scena ieri pomeriggio sul precario manto erboso del “Franco Scoglio”, unico protagonista non all’altezza di uno spettacolo degno della tradizione di questa sfida all’interno della storia calcistica meridionale, pur se mai disputata a livello di massima serie. Merito della straripante potenza delle Aquile, con una rosa che potrebbe sfornare due schieramenti titolari in grado di contendersi il primato nel girone, ma anche dei biancoscudati, capaci di reggere l’urto e, come ha affermato Vivarini prima e dopo la gara, bravi a valorizzare i propri limiti. Non era questo il banco di prova del Messina per misurare le sue chance di salvezza diretta, massima aspirazione al momento attuale, ma avere strappato un punto rischiando anche di passare in vantaggio a poco meno di mezz’ora dalla fine del match, recupero incluso, deve nutrire l’autostima di un gruppo ormai sempre più concentrato sul raggiungimento dell’obiettivo, sebbene ancora le distanze di classifica dal quindicesimo posto restano sette e le partite che mancano alla fine si sono ridotte a 14. Intanto, però, il Messina resta vivo e adesso si appresta ad un mese di febbraio determinante per comprendere quanto sia possibile mantenere la categoria senza passare dalla lotteria dello spareggio post season.
Le sfide contro Giugliano, Gelbison e Latina in trasferta, assieme a quelle che vedranno Audace Cerignola e Fidelis Andria rendere visita ai giallorossi, dovranno essere affrontate davvero con il piglio di altrettanti finali per trarre il massimo risultato possibile in termini di punti al di là delle prestazioni o del gioco espresso.
Il maggior merito per rendere possibile la permanenza è per Ezio Raciti (voto 7,5 per ieri), perché la sua serenità nel parlare di calcio e interloquire con i calciatori, insieme alla comprensione delle dinamiche tattiche ma anche psicologiche del gioco del calcio, stanno costruendo una squadra che potrebbe davvero appassionare una piazza disillusa da troppi anni. Come contro l’Avellino, il Messina subisce nel primo tempo, rinchiuso davanti alla propria area, rischia di capitolare e va sotto allo scadere con una botta violentissima dalla distanza, ma mette coraggio, gambe, testa nei primi 25’ della ripresa per arrivare ad un soffio dal ribaltare la situazione, segnando un gol di rara bellezza per lo sviluppo dell’azione con passaggi rasoterra e di prima, proprio su quel campo pessimo. Si stenta a trovare qualcuno in maglia biancoscudata che non raggiunga la sufficienza piena, anche considerando chi parte dalla panchina e dà il proprio contributo in modo egregio. Ermanno Fumagalli (6,5) forse va in overdose da adrenalina e non è preciso in qualche intervento, ma fa sempre almeno due parate di livello, salvandosi in qualche occasione con poco stile, subendo da Verna quello che, negli anni 80, la coppia di giornalisti Rai Martino-De Laurentis avrebbe definito “Eurogol”. Berto (7) ha davanti a sé un mostro come Vandeputte, ma, insieme ai compagni, ne limita le scorribande allo stretto necessario, facendo un figurone da terzino, ruolo non propriamente nelle sue corde. Il resto della difesa non aveva mai giocato insieme, ma se ne accorgono in pochi. Ferrara (7) sarebbe monumentale se non fosse per l’amnesia che, in pieno recupero, libera Curcio solo davanti a Fumagalli, creando rischi di infarto nei tifosi sugli spalti del S.Filippo. Accanto a lui, c’è un monumento, dal punto di vista fisico, come Helder Baldè (6,5), altra sorpresa di giornata confezionata da Raciti, baluardo insormontabile per via aerea, ma anche bravo quando si tratta di interrompere le trame avversarie con i piedi. Infine, sulla corsia mancina, una vera e propria rarità per questa stagione a Messina, perché Celesia (7) è un terzino sinistro messo in un ruolo a lui congeniale, lavoro svolto con applicazione e anche qualche discreta giocata, pur senza esagerare in fase offensiva, visto il piano gara di puro sacrificio. Entra bene nel match anche Ferrini (6) quinto difensore di giornata, inserito dalla panchina al 74’, uscito senza rompersi le ossa dal confronto con un marcantonio come Cianci. Il reparto di centrocampo si cala perfettamente nel canovaccio approntato da Raciti con l’apporto di Cinelli, a partire da Fiorani (6) schierato al posto di Kragl senza averne la propensione alla giocata geniale, ma il giovane faentino cresciuto nel Cesena non molla di un centimetro, fa il suo lavoro fino a quando inizia a perdere colpi venendo sostituito al 61’ da Konate (6,5) determinante nell’azione del pareggio, ma anche in tutti i recuperi palla e gli interventi difensivi sciorinati fino al 95’, in una zona di campo, la fascia destra, cui lo aveva destinato l’allenatore precedente a Raciti, ma, evidentemente, avere alle spalle un compagno che ti copre e accanto un tecnico che sa come parlarti, fa tutta la differenza del mondo rispetto al passato. Eccezionale, ancora una volta, la prestazione di Mallamo (7,5), a suo agio in ogni situazione anche su un terreno quasi paludoso come quello del “Franco Scoglio”. Mallamo gioca senza paura, con una padronanza tecnica e di posizione davvero di ottimo livello, senza sfigurare nemmeno contro avversari fortissimi come quelli del centrocampo del Catanzaro. Il suo fido scudiero è Fofana (7), vero e proprio sette polmoni, ma lucido anche quando innesca, con un doppio scambio di prima, la progressione che porta alla rete messinese. Bisognerebbe decidere al più presto cosa farà da grande, l’ivoriano e se, magari, il suo futuro potrà ancora essere in biancoscudato. Il quarto a sinistra, all’inizio di gara è Catania (sv), a cui vanno i migliori auguri per l’infortunio che lo fa uscire dopo 15’, lasciando spazio a Iannone (6,5) disciplinato, attento, bravissimo a confezionare un lancio in profondità per Curiale che avrebbe potuto dare una svolta clamorosa al match quando era scoccato il minuto 66. Infine, il reparto avanzato, dove i due elementi dello schieramento iniziale vengono sostituiti nel finale. Perez (6,5) stupisce per la sua abnegazione, opposto a tre cagnacci come Martinelli, Brighenti e Scognamillo, ma strappargli il pallone diventa compito improbo anche per loro. Balde (7) inanella un altro pomeriggio da sogno, per il lavoro immane in fase di copertura, accompagnato da progressioni spesso efficaci ed impreziosito dal gol segnato, il quarto nelle ultime 4 partite, sintesi di tempismo e freddezza nella esecuzione, con esultanza finale insieme al compagno Zuppel mimando una delle loro infinite partite alla playstation. Al loro posto entrano Marino (6) e Curiale (6), due della “vecchia guardia” più volte bistrattati per prestazioni imbarazzanti, ma il primo, finalmente, gioca nel suo ruolo di mezzala, mentre l’altro ha un lampo che ricorda i tempi belli, quando si costruisce e conclude l’azione del potenziale 2-1, ma perde parzialmente l’equilibrio al momento di concludere e la palla viene deviata da Fulignati. L’urlo del gol resta in gola a lui ed ai tifosi biancoscudati ma chissà che, a meno di novità dell’ultima ora in sede di mercato, la gioia della rete del riscatto di Curiale, non sia stata rinviata di poco, magari a una delle gare più prossime, quando ci sarà da portare a casa punti di platino contro avversari più terreni e insidiosi rispetto agli extraterrestri sbarcati ieri al “Franco Scoglio” rimasti con l’ennesima vittoria in canna.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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