Ci vuole testa per fare due gol (con deviazioni aeree di Marino e Konate), superare il trauma di 7 minuti da incubo, creare le premesse per riaprire un match squilibrato dalla differenza di caratura rispetto all’avversario. Ne servirà molta di più, adesso, per gestire la prima sconfitta e stare attenti a cogliere interamente le indicazioni arrivate dall’esordio in campionato.
IL PUBBLICO – Non ci si attendeva così tanta partecipazione, i problemi sono esplosi intorno alle 18, quando si sarebbe dovuta aprire la biglietteria e, invece, si creavano file di tifosi a centinaia al Palarescifina, mentre era impossibile poter acquistare on line un tagliando di curva. Il dato ufficiale parla di spettatori paganti 2085 (quota abbonati 979), incasso 25.350 euro, ma basta dare uno sguardo alle immagini per capire che i presenti fossero molti di più. Chi ha qualche anno in più ha fato un tuffo nel passato quando, al “Celeste”, i tagliandi staccati risultavano la metà di quanti stavano sugli spalti. Prendiamolo come un “amarcord”, ma, in tempi di qrcode, con la gestione automatizzata delle nostre vite, non si può rischiare di dimezzare gli incassi per un blocco inspiegabile, con 6.900 posti disponibili. In ogni caso, è stato uno spettacolo bello vedere la Curva Sud abbastanza piena, sentire i cori, leggere gli striscioni e, soprattutto, ascoltare gli applausi scroscianti ai ragazzi del Messina dopo una sconfitta casalinga per 4-2. Significa che i tifosi sono già sul pezzo ed hanno compreso perfettamente quello che lo staff tecnico e i calciatori intendono costruire in questa stagione.
LA TENSIONE - Meno belli gli scambi di cortesie tra qualche spettatore e il signor Chiricò, che ha ecceduto in protagonismo negativo dopo avere trasformato un calcio di rigore, ma trovando poi un improvvido e ingenuo cecchino che lo ha colpito con una bottiglietta di plastica, qualche minuto dopo il suo gesto, in occasione del vantaggio crotonese in chiusura di tempo. Fotogrammi da dimenticare in una serata stimolante al di là del risultato, nella quale la quaterna arbitrale non ha brillato per equilibrio, decidendo sempre in favore di una delle parti negli episodi dubbi (primo rigore, palla fuori sul cross di Giron nel secondo gol ospite, fallo invertito su Grillo dopo 10’, sistematica tutela degli attaccanti rossoblu). Niente di scandaloso, sia chiaro, ma si vedeva che la pallina tendeva a cadere sui numeri rossoblu, invece che su quelli neri. Magia della roulette, andrà meglio in un’altra occasione, caro Pietro Sciotto, è inutile recriminare alla prima giornata.
I PRO – Mister Auteri (voto 6) non può essere “giudicato” sotto la sufficienza, perché resta coerente a quanto detto e fatto nei quasi due mesi di un lunghissimo precampionato, preferendo, nell’undici iniziale, quegli elementi plasmati in attesa di integrazioni della rosa giunte negli ultimi 10 giorni di mercato e, comunque, senza l’arrivo di giocatori con nomi altisonanti, in linea con la politica societaria, concordata totalmente da proprietà, staff tecnico e dirigenziale, è il caso di ricordarlo per non iniziare a fabbricare alibi, dall’esterno, a nessuno. L’impronta del tecnico è evidente in tutto l’arco della gara, tranne in quegli sciagurati 7 minuti che vanno dal secondo di recupero del primo tempo al 52’, nei quali il Messina fa quasi tenerezza messo a confronto con una squadra come il Crotone, costruita per vincere, grazie alle entrate derivanti da Messias e Benali, ma soprattutto ancorata a quella presidenza Vrenna che ha consentito agli squali di diventare tali dopo una storia in cui, al massimo, potevano avere nuotato nelle acque della terza serie, con il piglio dei sauri. Quella rossoblù è una storia che andrebbe imitata, non invidiata o sminuita, perché fare calcio a quei livelli, mantenendoli per oltre 15 anni, non è impresa da poco. Il Messina tiene il confronto, in campo, fin quando mantiene la quadratura e l’atteggiamento di squadra, già abbastanza nelle corde di un gruppo molto giovane, soccombe quando prevale qualche sbavatura tecnica e di decisione negli interventi dei singoli.
Il centrocampo è il reparto migliore, perché tutti riescono a disimpegnarsi nelle due fasi, ma a spiccare, non solo per il gol, è Marino (6,5) bravo a recuperare palloni e proporre gioco, pur crollando alla distanza, Fofana (6) prende molto sul serio il ruolo di capitano, assumendosi responsabilità e anche giocate più rischiose, i due laterali non riescono a mantenere i livelli alti del primo tempo, soprattutto Versienti (6) autore degli assist per i due gol, mentre Konate (6) aggiunge il piacere di un gol funambolico alla attenzione con la quale si applica in un ruolo per lui nuovo al quale lo ha preparato Auteri nei giorni del ritiro.
In attacco, minuti di buona sostanza per Grillo (6), fin quando riesce a tenere fisicamente, e anche per Balde (5,5) mezzo voto in meno perché si perde come mezzo esterno in attacco dopo avere fatto il centravanti discretamente nei primi 45’. Male, invece, Catania (5) troppo condizionato mentalmente dalla prima uscita in una stagione che deve essere determinante per il suo futuro come calciatore. Interessante l’approccio dei subentrati dalla panchina, a partire da Napoletano (6), che svaria su tutto il fronte di attacco con buona lena nella mezzora concessagli, passando per Fiorani (6) subentrato a Marino nel momento più difficile della gara per evitare che la squadra sbracasse e pronto a randellare o catturare palloni vaganti. Meno spazio a Piazza e Zuppel, entrambi ingiudicabili, mentre Curiale (6) mette un poco di benzina nel suo motore che dovrà dare gol e punti fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo finale, sfiorando la soddisfazione personale due volte, di cui una in prossimità del triplice fischio, quando prende la traversa su punizione.
I CONTRO – Già detto di Catania, è troppo facile gettare la croce addosso al reparto difensivo quando si subiscono 4 gol in meno di 20’, ma in questo caso occorre porre l’attenzione sui singoli più che sul reparto, nel senso che il Crotone passa sfruttando errori tecnici e di posizionamento. Prendere un rigore contro da un lancio proveniente da 60 metri frontale, subito dopo essere passati in vantaggio è criminale, Angileri (5) svirgola malamente liberando Gomez davanti a Daga (5), messo fuori tempo anche dalla improvvida deviazione del compagno. Il portiere forse avrebbe potuto fare di più nella deviazione di testa che porta sempre l’inafferrabile (per i messinesi) Tribuzzi al gol del 3-1, e si sarebbe potuto cimentare in un tentativo di uscita alta sul cross per Awua e 4-1 conseguente, ma questo è un fondamentale trascurato dagli estremi difensori moderni in tutto il mondo, non si può colpevolizzare il ragazzone sardo classe 2000, da valutare in cimenti diversi nel prosieguo della stagione. Trasciani (5) entra invece da protagonista in negativo nella rete subita allo scadere del primo tempo, perché sul cross di Giron praticamente fa da sponda a Kargbo invece di scegliere un intervento deciso, magari anche sul fondo. Filì (5) sbaglia totalmente posizione del corpo sul pallone che arriva comodo sulla testa del crotonese autore del 4-1, mentre l’intera difesa è troppo passiva sulla rete di Tribuzzi.
FUTURO PROSSIMO Proprio il reparto arretrato sarà quello che vedrà maggiori cambiamenti, visto che Camilleri e Ferrini dovrebbero essere tra quelli più impiegati, fermo restando che, come detto dal ds Pitino venerdì scorso, la società è pronta ad intervenire con gli svincolati, se ne ravvisasse la necessità. Vedremo quali saranno le mosse della dirigenza, nel frattempo restano nella mente le sensazioni di una serata andata male sul piano del risultato ma con qualche importante seme da curare e far crescere nel prossimo futuro.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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