Se l'ultimo weekend di Promozione avesse un nome, quello sarebbe Tindaro Calabrese. Sì, perché c'è poco da poter controbattere quando in una gara ufficiale si vince con cinque reti di scarto, come fatto dal suo RoccAcquedolcese, ma specialmente quando nel 6-1 finale contro la Stefanese cinque reti portano la stessa firma: "Non capita tutte le domeniche - esordisce, ridendo, ai nostri microfoni -; a quattro gol in una partita c'ero arrivato, ma fino a cinque mai". L'umore è positivo dopo l'allenamento, anche perché la squadra è consapevole della sua forza: "Dopo i tre pareggi consecutivi il morale si era abbassato, ma capita, sono periodi. Abbiamo giocato con la voglia di fare un bel risultato e fortunatamente ci siamo riusciti". Fortuna o meno, il girone B si conferma comunque molto competitivo, con tante squadre che hanno voglia di lottare per il vertice: "Il campionato è molto livellato, puoi vincere o perdere con praticamente chiunque. Non vedevo da un po' un campionato così, credo che sarà aperto fino alla fine perché a parte qualche squadra più giù in tante possono dire la loro".
Tredici gol in nove giornate, una media altissima che però non è certo una novità per Calabrese, classe '85, cresciuto nel Messina che scalava le categorie: "Ho fatto dai Giovanissimi alla Primavera, un contesto di professionismo vero, era tutta un'altra cosa. Sono andato lì a 13 anni iniziando la trafila, esordendo anche in Coppa Italia a Taranto: sono momenti indimenticabili, in una squadra che ha fatto la storia in Serie A. Sono stato bene, anche lì ho avuto la fortuna e la bravura di fare sempre gol". Con la gioia, appunto, dell'esordio in prima squadra nella stagione 2002/2003: "È stato bellissimo perché a 17 anni sono stato convocato grazie a mister Gaetano Di Maria che mi aveva proposto a Oddo, che allora allenava la prima squadra, e dall'oggi al domani mi sono ritrovato a giocare con Ametrano, Godeas, dei signori giocatori che prima vedevo allo stadio quando ci allenavamo con la Primavera e poi andavamo al campo. Ho avuto la fortuna di esordire con quella maglia a Taranto in uno stadio da 15.000 persone, per me è stato indimenticabile". Emozione trasformata in carburante per una carriera ricca di successi: "Dopo il Messina sono andato in D al Lecco, ero juniores e siamo stati promossi. Poi sono andato al Paternò e abbiamo vinto il campionato di Eccellenza, nel Villafranca, all'Hinterreggio e con il Milazzo sono stato capocannoniere, come più avanti anche alla Tiger sempre in Eccellenza. Ho vinto due campionati di D, cinque di Eccellenza e due di Promozione, ma quello con l'Hinterreggio è stato l'anno più bello: abbiamo vinto la Coppa Nazionale e tra campionato e Coppa ho segnato 31 gol in stagione".
Tra i tanti compagni avuti negli anni, uno in particolare da ricordare: "Davide Arigò. Ho avuto parecchi compagni fortissimi, ma facevo coppia con lui che ora ha smesso e secondo me poteva davvero giocare in ogni squadra. Era nella Primavera della Juventus ed era un giocatore davvero impressionante; non so se per sfortuna o altro non è riuscito ad arrivare dove meritava. Per me lui è stato il giocatore fortissimo che vedevo già da bambino". Calabrese, suo coetaneo, ancora però continua: "Smettere è difficile, ho la fortuna di avere un buon fisico e mi alleno sempre al massimo. Ancora mi diverto e i numeri mi danno ragione (ride, ndr), quindi posso ancora giocare qualche annetto".
Una passione che emerge in modo netto dalle sue parole, che va un po' in contrasto con quella di buona parte delle nuove generazioni: "È da un paio di anni che vedo le piazzette vuote, mentre alla loro età il mio unico pensiero era uscire da scuola, prendere un pallone e giocare. Adesso ci saranno sicuramente altre distrazioni e viene meno il calcio, ma è un peccato: quando ero ragazzino non pensavo ad altro, ma sono felice perché ci sono ragazzi che giocano con me in squadra che sono molto partecipi. Alcuni magari si allontanano, ma qualche esempio positivo di questa passione c'è ancora".
Autore: Gregorio Parisi / Twitter: @wikigreg
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