Il punto ottenuto ieri all’”Erasmo Iacovone” di Taranto consente al Messina solo di riacciuffare la Vibonese e condividere con i calabresi l’ultimo posto, che, lo ricordiamo, porta alla retrocessione diretta in serie D. La zona salvezza senza i playout rimane distante 5 lunghezze, eppure la prima reazione di molti tifosi biancoscudati dopo lo 0-0 ottenuto sul campo dei rossoblù pugliesi è stata quasi di sollievo, se non di soddisfazione, forse perché le vicende vissute la scorsa settimana all’interno e attorno alla squadra facevano propendere per il quinto rovescio consecutivo, con coda di reazioni non ipotizzabili alla vigilia, ma sicuramente non tranquille. Vedremo se si permarrà in una situazione di “stallo messicano” oppure il punto ottenuto in riva allo Ionio sarà il primo passo verso una normalizzazione mai raggiunta in questa stagione.
Sicuramente, esce rinfrancato da questa prova il tecnico Ezio Capuano (voto 6), che, malgrado le numerose assenze maturate alla vigilia, prova un quasi inedito 3-4-3 in cui ciascun interprete chiamato in causa svolge il proprio ruolo con la massima attenzione ed applicazione, senza confezionare errori gratuiti o svarioni sui quali gli avversari possono costruire il classico “episodio a favore”, con l’eccezione della chance concessa intorno al 30’ a Giovinco su una indecisione dei centrali difensivi, non sfruttata dal “fratello d’arte”.
Lewandoski (6) viene impegnato in una occasione nella ripresa, sempre da Giovinco, ma si fa trovare prontissimo all’intervento, restando praticamente inoperoso nel resto del match. I tre difensori di ruolo non sfigurano anche se l’attacco tarantino appare abbastanza leggero e fuori ritmo. Sufficiente la prova di Celic, Carillo e Mikulic, duri ed essenziali al punto giusto. Il loro compito viene agevolato dal lavoro incessante fatto dai mediani e dal costante aiuto fornito dagli esterni, creando un dispositivo efficace nel chiudere gli spazi ai rossoblù. Rondinella (6) corre molto, assiste con poca continuità le rare proiezioni offensive, mentre Simonetti (6,5) interpreta meglio le due fasi, sacrificandosi in un ruolo non suo con buoni risultati. Positiva anche la prova dei centrali di centrocampo, perché Konatè (6,5) recupera tanti palloni, pur perdendosi quando si tratta di impostare, e Fofana (6,5) si proietta perfino in area avversaria saltando uomini come birilli, ma manca la lucidità di mettere nello specchio l’unica chance biancoscudata di portare a casa l’intera posta in palio.
Il reparto avanzato svolge un lavoro fondamentale per non dare tranquillità di impostazione dalle retrovie al Taranto, pressando con assiduità e creando comunque qualche problema quando si riusciva a mettere a terra il pallone. Adorante (6,5) difende una quantità industriale di palloni su rilanci non sempre addomesticabili, perdendo in lucidità nelle rarissime occasioni in cui potrebbe tentare la conclusione, Balde (6) sembra sempre avere il freno a mano tirato, spreca un pallone regalato dalla difesa pugliese nel primo tempo ed esce al 62’ per Russo (5), che, però, non entra mai in partita, e, infine, Catania (6) sembra maggiormente a suo agio come esterno di attacco, parte palla al piede, senza mai chiudere lo spunto con qualcosa di pericoloso, per poi lasciare spazio a Damian (6) nel finale. L’ex Ternana entra in gioco quando la partita sembra incanalata verso lo 0-0, però la sua presenza consente di disegnare, o almeno abbozzare, un minimo di manovra offensiva in grado di creare i presupposti per il gol. Da registrare anche il solito minutaggio finale concesso a Busatto (sv), troppo poco per incidere.
Proprio gli ultimi 15’ lasciano qualche rimpianto, perché questa squadra, anche se rimaneggiata e con evidenti problemi di coesione, a volte spaesata, ieri poteva ottenere tre punti davvero fondamentali in questo momento stagionale, se solo avesse avuto un pizzico di consapevolezza e autostima. Restano i problemi evidenziati fino alla gara persa contro la Fidelis Andria, cui si aggiunge la tempesta societaria e dirigenziale, sulla quale sarebbe il caso di mettere un punto o comunque prendere una decisione. L’incertezza non giova a nessuno, men che meno al raggiungimento dell’obiettivo irrinunciabile della salvezza.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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