In quel caldo giorno di fine luglio, con agosto alle porte, i tifosi giallorossi credettero ad una ripartenza benedetta dal destino. Messina è una città strana, ibrida nel dna, di base sonnolenta ma facile all’entusiasmo improvviso. E’ la porta della Sicilia, è vero, ma la sua indole è unica, differente dagli altri capoluoghi dell’isola. E proprio in quel 25 luglio di quattordici anni fa, i supporter della biancoscudata ebbero un nuovo, fortissimo, sussulto: il ciclone calciopoli si era appena abbattuto sul massimo campionato e, dopo un mese di voci ed indiscrezioni (in mezzo alle quali l’Italia “vinse” anche un mondiale), i peloritani vennero riammessi in serie A in virtù del declassamento della Juventus. Fu, appunto, una “riammissione” e non un ripescaggio, come in molti, dal piglio pedante ed erudito, tenevano a ribadire. Il Messina, infatti, giunto terzultimo in campionato, venne spedito un gradino più in alto dal nuovo piazzamento della Vecchia Signora, sbalzata dal primo all’ultimo posto della serie A.

Ma il ciclone “calciopoli” non travolse solo i torinesi… Milan, Lazio, Fiorentina e Reggina, infatti, dovettero iniziare il campionato con pesanti penalizzazioni, poi leggermente addolcite in corso d’opera. I “cuginastri” d’oltre Stretto, ad esempio, passarono dai -15 punti di luglio ai -11 definitivi. Insomma, una sentenza idilliaca che portò i tifosi del Messina, in uno striscione esposto al San Filippo, a scrivere: “Juventus in B, Reggina -11, Messina in A… Dio esiste, ed è messinese!”. Il patron Pietro Franza, già proiettato ad un campionato in cadetteria, dovette rivedere i piani in fretta e furia, affidando la squadra al direttore sportivo Marco Valentini, il quale chiamò in panchina Bruno Giordano. I rinforzi pescati sul mercato non parvero all’altezza, a parte il bomber eoliano Christian Riganò che, infatti, alla fine del torneo metterà a segno ben 19 reti in sole 27 giornate.

Tutti i tifosi del Messina conoscono il resto della storia… la ripartenza voluta dal Cielo fu soltanto l’inizio della fine. Il campionato, nonostante gli sforzi della città ed i tanti soldi spesi (malissimo) dalla famiglia Franza, decreterà la retrocessione del Football Club Messina che, dopo un solo anno di cadetteria, sparirà per sempre dai campionati professionistici. I fedelissimi biancoscudati Sullo, Di Napoli, Iliev, Parisi, Zanchi, Zoro e Coppola (passato  al Livorno nel mercato di gennaio), coadiuvati da Candela, D’Aversa, Bakayoko, Cordova, Iuliano, De Vezze e Masiello non riuscirono a salvare la squadra, provata da una guida tecnica arrogante (nel caso di mister Giordano) ed inesperta (per quanto riguarda il direttore Valentini).

Sono passati addirittura quattordici anni ma, quel giorno di pura felicità, continua a tormentare ancora gli innamorati della biancoscudata…forse, con il senno di poi (scienza esatta), quella retrocessione guadagnata sul campo avrebbe giovato alla squadra dello Stretto. Magari, ma su questo nessuno può fornire certezza, senza il terzo anno di serie A, la famiglia Franza sarebbe ancora al timone del Football Club Messina e la nostra città non avrebbe mai sentito parlare dei vari Di Lullo, Di Mascio, Martorano, Santarelli e compagnia. Così è…se vi pare.

Sezione: Amarcord / Data: Sab 25 luglio 2020 alle 11:00
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
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