L'anima vibra ancora forte, basta riportare alla mente gli argomenti giusti. Il tempo cristallizzato, come se non fossero passati quindici anni, torna di colpo attuale. Il resto è un mare di emozioni. Un passaggio filtrante al 95' per premiare la corsa di Rafael, battere l'Inter e scrivere il proprio nome nella storia del Messina: "Me lo avete ricordato e mi è venuta la pelle d'oca".

Massimo Donati ripercorre la sua carriera con i ragazzi di Fuori di Coppa e che la biancoscudata gli sia rimasta dentro si percepisce immediatamente: "Un calciatore vive di queste cose c'è poco da fare. Quando gli si fa rivivere una giocata, si fa riferimento con affetto a un gol o un assist è una sensazione indescrivibile". L'imbeccata a Rafael valse il 2-1 all'ultimo respiro: "Non ci crederete ma lo sento ancora. E' un amico, una persona squisita. Secondo me era pure un buon giocatore. Ha pagato il fatto di non essere costante, caratteristica tipica dei brasiliani"

La favola di quella squadra, complice la mediocrità odierna, è una leggenda da raccontare ai ragazzini. Ci si arriva a chiedere se sia esistita davvero: "L'esperienza in giallorosso è stata bellissima. In città si parlava solo di pallone, allo stadio venivano in quarantamila e io adoro ambienti così. Ti galvanizzano. Andavi in giro e ti rendevi conto di quanto il pallone fosse parte integrante nella vita della gente. Abbiamo parlato del passaggio contro l'Inter, ma dovessi scegliere un fotogramma dell'annata, non sarei in grado. A partire dal 4-3 alla Roma, all'esordio in casa, le gioie sono state davvero tante e grandissime"

Lo spazio di un'estate e cambia tutto: "Ripetersi è complicato, in più in determinate piazze fare il passo più lungo della gamba può risultare fatale. A Bari mi è successo lo stesso. Bisogna programmare, essere lungimiranti e non farsi prendere dall'entusiasmo. Poi certo, subentrano altri fattori e le cose sembrano accavallarsi. Finisci per pareggiare partite da vincere e perdere match assurdi". Non è tutto: "La straordinarietà trascina inconsapevolmente verso una sorta di appagamento. Il calciatore non vorrebbe, perchè la sconfitta non va giù a nessuno, tuttavia inevitabilmente si tende mollare un pò la presa". 

Resistere ad alti livelli significa esattamente questo: "Mantenere elevate concentrazione e tensione. Nel calcio non ci si può mai permettere di abbassare l'asticella del rendimento". Parole da motivatore, in sintonia con un presente nelle vesti di mister. Donati adesso allena da vice il Kilmarnock, in Scozia, dov'è tornato dopo aver vestito la maglia gloriosa del Celtic: "Lì il campionato si è concluso e stiamo pensando alla prossima stagione". Programmare e costruire, vista così non sembra neppure troppo difficile.

Sezione: Amarcord / Data: Mar 26 maggio 2020 alle 10:30
Autore: Giovanni Sofia
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