Per la nona volta, negli ultimi 25 anni, la città di Messina si appresta a vivere qualcosa che avrebbe volentieri evitato. Il calcio, si sa, è la passione più grande del popolo peloritano, pronto ad infiammarsi repentinamente dinnanzi a una palla calciata in rete da una maglia giallorossa. Fin qui, tutto normale. Il problema, però, si palesa quando le maglie sono due, “uguali e contrarie”, per dirla in maniera scientifica.
La nostra città (calcistica), da ben quattro anni, si trova costretta a calcare i campi della Serie D: una categoria umiliante, soprattutto per chi, appena 15 anni fa, batteva il Milan a San Siro. L’ovvia soluzione, per volare verso lidi più consoni, sarebbe stata quella di compattare le varie componenti dell’ambiente peloritano e tornare, finalmente, nel professionismo. L’ovvietà, però, non fa parte del dna messinese, abituato a complicare le situazioni semplici, in virtù di uno sviscerato amore per il masochismo sic et simpliciter.
E quindi… molto meglio avere due squadre, perché no anche con storici marchi contrapposti, per potersi insultare liberamente come nei grandi centri italiani. E fa rabbia vedere l’Acr Messina capolista con l’Fc Messina secondo, a soli due punti di distanza e con una partita da recuperare. Quando gli avversari non ci sono, insomma, Messina se li crea. Domenica prossima, pertanto, andrà in scena una stracittadina infuocata che, anche se non in maniera definitiva, potrebbe indirizzare il campionato verso una delle due realtà. Una situazione che ricalca il pantagruelico campionato di serie C 1946/47, quando Us Giostra e Ac Messina finirono, rispettivamente, prima e seconda, accedendo poi alle finali interregionali. L’anno dopo, come i più attenti sapranno, le due squadre si fusero, dando vita all’originale, e tanto amata, Associazioni Calcio Riunite Messina 1947.
E come già ricordato in apertura, tralasciando le lontanissime stracittadine tra il Messina e alcune compagini rionali, la nostra città ha offerto ben 9 gare tra squadre peloritane negli ultimi 25 anni. La serie “recente”, infatti, inizia nel campionato di quinta serie 1996/97, quando l'Associazione Sportiva Messina di Trimarchi e l'Unione Sportiva Peloro del Cav. Aliotta si presentarono ai nastri di partenza della stagione.
Tra andata e ritorno, i "peloritani" classificatisi poi al sesto posto, inflissero dieci reti all'As Messina. All'andata, infatti, la Peloro vinse in trasferta per 1-4 (doppietta di Messina e reti di Perfetti e Minisi, intramezzate dalla marcatura di Foti per l'As) mentre al ritorno la sfida si concluse sul 6-1 per i padroni di casa (doppiette di Naccari e Catalano e gol di Berti e Mazzeo, dopo l'iniziale vantaggio di Ancis). L'anno dopo, la scomparsa dell'Associazione Sportiva contribuì alla trasformazione della Peloro in Football Club Messina (rinascita ufficiale del marchio oggi “indossato” dalla compagine di Arena) e la favola dei giallorossi di Aliotta poté affermarsi su tutto il territorio nazionale, culminata con uno sfolgorante settimo posto in serie A che ancora inumidisce gli occhi dei tifosi.
La situazione, purtroppo, si ripropose nella stagione di Serie D 2012/13, un anno che sembrava segnare la nuova rinascita del calcio peloritano. La famiglia Lo Monaco, che deteneva la proprietà dell’Acr, prometteva il ritorno dei giallorossi nelle categorie di appartenenza. Di contro, il giovane Città di Messina, guidato dal compianto Giampiero De Leo, provava a consolidarsi come una realtà della città dello Stretto.
Alla fine dell’anno, a spuntarla saranno gli uomini dell’Acr, promossi tra i professionisti dopo un appassionante duello con il Cosenza. Spumeggiante, comunque, il campionato del Città di Messina, giunto quarto grazie a calciatori di livello come Citro, Saraniti, Tiscione e Assenzio. In ogni caso, la sfida d’andata, disputata allo Scoglio il 30 settembre 2012, si concluse sul risultato di 2-1 per l'Acr di Catalano, che guadagnò il doppio vantaggio grazie alle reti di Parachì e Chiavaro. Rimasti in 10, i padroni di casa subirono la reazione del Città di Messina, che accorciò le distanze con Saraniti e sfiorò il pareggio con Assenzio. Il ritorno, invece, venne disputato al "Celeste", davanti ad una cornice di pubblico commovente, assiepata in curva Sud come ai tempi di Massimino e Aliotta. La sfida si concluse sullo 0-0, soprattutto grazie alle parate di Ettore Lagomarsini, che si superò fermando il funambolico attacco ciddiemmino.
Dopo un altro fallimento e la scomparsa di alcuni protagonisti cruciali di quella stagione, la strana storia si ripropose due anni fa, con Acr Messina e Città di Messina ancora nello stesso campionato. Nella sfida d’andata si registrò la prima vittoria degli uomini di Lo Re che, il 14 novembre del 2018, riuscirono a sconfiggere i quotati concittadini con uno scoppiettante 3-2. Al vantaggio iniziale di Galesio, infatti, rispose Gambino, prima del nuovo vantaggio ciddiemmino con Fragapane (poi passato proprio all'Acr). Nella ripresa, gli uomini di mister Furnari andarono sul 3-1 con Cardia, prima della rete finale di Rabbeni, che riuscì solamente a mitigare il passivo per i concittadini. Al ritorno, invece, le due squadre impattarono sullo 0-0, davanti ad uno stadio semi deserto. Alla fine della stagione, entrambe si salvarono per il rotto della cuffia, consegnando alla città l'ennesima stagione transitoria.
Nella scorsa stagione, prima dello stop decretato dal Covid-19, la gara d’andata si concluse con una vittoria del Football Club Messina che, davanti ad uno "Scoglio" in maggioranza pro-Acr, mandò al tappeto i cugini con un rotondo 0-3. La rete di Dambros e la doppietta di Carbonaro, infatti, regalarono la vittoria alla formazione del presidente Arena, che poi esultò sotto la Tribuna A. Il ritorno, come ricordato in precedenza, non venne disputato per via dello stop ai campionati imposto dall’emergenza sanitaria. Tutto rinviato, quindi, al 25 ottobre dello scorso anno, quando venne disputata la quinta giornata della stagione attualmente in corso. Anche in quel caso fu il Football Club a trionfare, grazie a un calcio di rigore molto contestato trasformato da Caballero. L’Acr Messina, però, sfoderò una partita maiuscola, sfiorando ripetutamente il pareggio e recriminando per un calco di rigore non concesso per un fallo su Arcidiacono.
Domenica, quindi, andrà in scena “la nona”, nella speranza che, al termine del campionato, questa assurda dicotomia vada in qualche modo in “naftalina”.
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
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