Finisce il mese di novembre ed il Messina resta malinconicamente inchiodato a quota 11, raggiunta dopo 10 giornate disputate, il 29 ottobre con il pareggio a Crotone, a tre giorni dalla sfida di Taranto, prima tappa di una serie nerissima che potrebbe avere consegnato i biancoscudati al proprio destino stagionale, vale a dire il terzo calvario consecutivo fatto di sconfitte nel girone di andata e l’esito finale affidato all’ennesimo mercato di gennaio appesi alla speranza della rimonta salvifica all’ultimo secondo.
REALTA' E SUGGESTIONI - In realtà, mancano ancora 4 gare all’esaurimento della prima parte del torneo, in una piazza appena normale si penserebbe a concentrare le forze su questi impegni contro Monterosi e Potenza in trasferta, Catania e Monopoli in casa, ma, invece, a Messina si pensa già alla rivoluzione di acquisti e cessioni che si aprirà dopo il capodanno del 2024, magari con il solito, immancabile, chiacchiericcio, ingrottato nelle chat di smartphone e computer o sui social, su prossimi avventi di salvatori della patria pronti a rilevare la società e “riportare il blasone biancoscudato nelle categorie che merita” (tipica frase di chi fa finta di non conoscere quali campionati abbia frequentato il calcio messinese negli ultimi 15 anni). A proposito di quest’ultima suggestione, ovviamente, la voce, o quasi notizia, di gruppi interessati o la dichiarazione, più o meno velata, della proprietà sulla propria volontà a cedere, in una delle settimane che precede il Natale 2023, non è quotata nemmeno dai più scalcinati bookmakers del sud est asiatico.
LA LITURGIA BIANCOSCUDATA - Preso atto che il fondo della classifica è sempre più vicino, come da tradizione ormai consolidata, adesso la liturgia prevede il vertice di famiglia, qualche nottata tormentata, gli spifferi dai bene informati, e la decisione finale, in genere interlocutoria, nella speranza, quasi al 100% vana, che la situazione si sistemi da sola.
IL CAMPIONATO NON ASPETTA - Nel frattempo, sabato prossimo il Messina deve andare a Teramo a giocarsi con il Monterosi la scontro diretto per non occupare il posto più vicino alla serie D 2024-25, poi dovrebbe preparare il derby con il Catania e pensare alle sfide con Potenza e Monopoli.
Tutti particolari trascurabili, considerando quello che si è visto in campo nelle ultime settimane, cioè una squadra spenta da tutti i punti di vista, fisico, mentale, caratteriale, tecnico.
APPESI (O LEGATI) A UN FILO ? - Domenico Roma responsabile dell’area tecnica, perlomeno dal punto di vista dell’organigramma societario, è stato l’unico a parlare in sala stampa dopo la sconfitta subita contro la Juve Stabia, mentre Giacomo Modica si era presentato al S.Filippo venerdì mattina per presentare la sfida con le Vespe, ma le sue dichiarazioni erano dirette più verso l’esterno, con particolare riferimento a una parte della stampa, che non a far comprendere se ci sarebbe stata una reazione da parte dei suoi uomini. La prova abulica di sabato pomeriggio riprende, in parte, quanto visto allo “Zaccheria” nel turno precedente, perché comunque il punteggio non è stato largo, ma le condizioni meteo avevano portato a diminuire di molto il gap tecnico con la capolista, tra l’altro anche decimata da squalifiche ed infortuni e meno prestante dal punto di vista fisico. Invece, l’atteggiamento propositivo dei giallorossi è durato, more solito, poco più di 15’ all’inizio, per poi sparire subito dopo la solita grande distrazione collettiva su calcio da fermo, con il corollario di un blocco involontario tra Frisenna e Polito che ha dell’incredibile se pensiamo che, proprio l’autore del gol decisivo, era l’elemento più pericoloso su palla inattiva, essendo già stato autore di tre marcature prima di sbarcare al “Franco Scoglio”. La considerazione fatta da Roma in sala stampa (“nelle ultime partite abbiamo preso gol solo su palla inattiva”) rende ancora più preoccupati sulla possibilità di riprendere in mano la situazione con l’attuale guida tecnica e dirigenziale, perché la dinamica delle singole azioni, con gli avversari liberi di colpire senza nessun contrasto, definisce esattamente il grado di attenzione dei calciatori nei confronti delle indicazioni del tecnico che li ha scelti e voluti per mettere in atto questo progetto tecnico.
L'ETERNO INDECISO - Se, nell’ultimo mese, dal campo arrivano diverse conferme sulla poca capacità di comunicazione efficace tra allenatore e giocatori, allora un proprietario attento dovrebbe prenderne atto ed agire di conseguenza, non chiudersi in sé stesso o dietro mille alibi e giustificazioni, preoccupato più di ciò che si dice in giro, invece di fare qualcosa in tempi brevi. E’ davvero un peccato essere ricaduti nei medesimi errori di scelta e valutazione sulle capacità di chi doveva costruire e mettere a regime questa squadra, ma, evidentemente, se, limitandoci solo al periodo tra i professionisti, arrivati a questo punto della stagione, pur cambiando gli attori protagonisti, la recita resta di quart’ordine, bisogna dare una sterzata decisiva immediatamente oppure prendere atto di non essere in grado di gestire una società di calcio.
GRUPPO ABULICO - Tornando alla gara di ieri sera è inutile sciorinare voti o considerazioni sui singoli, perché nessuno è emerso dal grigiore generale, pur avendo nelle proprie corde le caratteristiche per poter dare almeno una scarica di adrenalina a questa squadra ormai piatta nelle prestazioni. Infatti, ci rifiutiamo di pensare che i vari Fumagalli, Manetta, Ferrara, Franco, Ragusa, Plescia, Firenze si adagino in questo andazzo facendo il compitino svogliatamente, come visto contro la Juve Stabia. Non basta, come Plescia, sbattersi per contendere qualche pallone, oppure tenere la posizione o rinviare con decisione (Manetta e Ferrara), battere i corner (Firenze), abbozzare un assist (Ragusa) o cazziare i compagni (Fumagalli), mentre si stenta a trovare qualcosa di positivo nella prova di Franco, ingaggiato con le insegne del leader tecnico e caratteriale ed espulso per una protesta puerile e un fallo di frustrazione dopo l’ennesima palla persa banalmente nel giro di 8 minuti proprio quando serviva almeno mettere sul terreno di gioco le ultime residue forze alla ricerca del pareggio. Non fa notizia l’ennesima partita di Polito condita da palloni persi banalmente ed errori marchiani nelle due fasi di gioco, Ortisi che alterna guizzi interessanti a immediate distrazioni, Frisenna ingrigito dal contesto, Giunta lento e involuto, Luciani fuori dalla partita, così come l’apporto poco significativo da parte di chi entra dalla panchina, perché, a partire dal già citato Firenze, per passare a Salvo o Emmausso o Cavallo, si tratta solo di apparizioni da mettere nella propria scheda statistica. L’unico che, almeno, mostra un minimo di vitalità e voglia di fare le cose semplici per creare qualche difficoltà agli avversari è Zunno, capace di mettere scompiglio, saltando l’uomo e mettendo un paio di palloni in area gialloblù. Per il resto, le due immagini dell’impotenza offensiva di questo Messina (ultimo gol segnato in casa contro il Giugliano il 15 ottobre scorso, poi 4 sconfitte senza reti all’attivo) sono il numero incredibile di cross respinti dal primo difensore stabiese senza arrivare in area, e l’ultimo atto della gara, cioè Frisenna che sbaglia un passaggio laterale nella propria metà campo spedendo palla fuori invece di provare almeno l’ultimo pallone lungo. Una testimonianza di rassegnazione che, ormai, riproduce fedelmente quanto è costretto a vivere il calcio nella nostra città, ormai da troppo tempo, senza vedere all’orizzonte nemmeno la speranza di un cambio di rotta.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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