“Perdere fa sempre male” dichiara Sullo alla fine di Picerno-Messina, ma la sintesi estrema di questa partita sta forse nella modifica di uno dei detti più utilizzati: “cinque indizi fanno una prova”. Su sette partite ufficiali giocate, infatti, tra l’altro le uniche vista l’assenza di un vero e proprio ritiro precampionato, solo una volta il Messina non si è fatto rimontare dopo essere passato in vantaggio, evento, quest'ultimo, non verificatosi solo a Foggia, dove Carillo e compagni dovranno ritornare tra sette giorni, dopo il 2-0 subito in Coppa. Nel mezzo, mercoledì prossimo, ci sarà la gara casalinga contro il Bari, un impegno più simile per importanza dell'avversario a quello vissuto a Vibo il 4 settembre, quando in campo c’era il Palermo per un insolito derby siciliano in terra calabra.
Potrebbe essere semplice individuare alcune cause di questo andamento poco esaltante e, nell’opinione generale, sembra prevalere quella del poco tempo avuto a disposizione per costruire un gruppo in grado di mettere in pratica quanto predica l’allenatore praticamente dal primo giorno in cui ha accettato di tornare in riva allo Stretto. Sasà Sullo (voto 5,5) ha in mente grandi aspettative per questa sua esperienza da allenatore nel luogo in cui è cittadino onorario, lo ha ripetuto più volte, perché è veramente convinto di poter plasmare un gruppo in grado di proporre calcio per 90’, con gli elementi messigli a disposizione dal ds Argurio sulla base del budget messo a disposizione per la stagione dalla società. A sprazzi, in effetti, si intravvedono atteggiamenti e sviluppo della manovra che possono mettere in difficoltà chiunque, e, in effetti, questo è capitato con tutti gli avversari fin qui affrontati, anche allo “Zaccheria” dove si costruirono diverse palle gol prima di subire lo svantaggio alla prima vera occasione per i satanelli.
“Essere schiavi del risultato” non va bene per il tecnico biancoscudato, ma è chiaro che occorre polso fermo in società e massimo sostegno da parte dei tifosi e dell’ambiente per portare avanti un progetto tecnico e quasi filosofico come quello delineato da Sullo in questo suo primo mese di lavoro. Un problema da risolvere subito è quello dell'atteggiamento assunto dalla squadra dopo il vantaggio. Inconcepibile, per esempio, prendere un gol come quello dell'1-1 a difesa schierata, dopo un possesso palla concesso agli avversari per oltre un minuto, con 9 uomini all'interno della propria area di rigore che non sono in grado di difendere la porta.
Gli impegni sono stringenti, le assenze di calciatori importanti si sentono (a Potenza mancavano Mikulic, Celic, Balde e Matese e si è fermato Simonetti), a questo punto, con Bari e Foggia alle porte, sarebbe indispensabile stringere le fila dentro e fuori dal campo, attitudine a cui l’ambiente calcistico peloritano ha perso l’abitudine ormai da troppo tempo.
Finita l'introduzione con toni forse troppo psicoanalitici, i risultati di ogni singola partita dipendono da una serie di fattori, anche imprevedibili, tra cui rientra sicuramente la prestazione dell’arbitro e, al “Viviani”, abbiamo visto all’opera il classico direttore di gara capace di diventare un fattore importante suo malgrado. Era la quarta volta in cui De Angeli incrociava il Messina e, probabilmente, sarà l’ultima per un po’ di tempo. Nessun alibi per la squadra che, già a partire dalla mezz’ora di gioco, si è fatta innervosire dagli interventi del fischietto lombardo, soprattutto in elementi che dovrebbero rivestire il ruolo di leader in campo. Il riferimento è a Damian (5) autore di una prova sotto tono, discontinua e a tratti dannosa, perché il continuo battibeccare con l’arbitro lo ha distratto dal realizzare quelle giocate decisive interamente nelle sue corde. Nel finale, il numero 10 si sposta lateralmente per dare riferimenti diversi alla fase offensiva, ma incide poco. Restando dietro la lavagna, Morelli (5,5) stavolta non trova esterni funambolici che lo mettano in difficoltà, ma bastano le discese scolastiche di Guerra a dare opzioni offensive credibili ad un Picerno che facendo leva sulla propria modestia porta a casa tre punti, dopo l’exploit di Torre del Greco. Sullo lo mette a riposo al 56’ dando minutaggio a Fazzi (6) che almeno tiene la posizione pur senza scatenare chissà quali sfracelli in avanti. L’ex Samb potrà essere una pedina importante nel prossimo futuro proprio per dare respiro e concretezza sulla fascia destra, oltre che qualche cambiamento tattico in corso d’opera. A proposito di sanzioni, una tiratina di orecchi la merita sicuramente Andrea Adorante (5) caparbio e rapace nell’azione del provvisorio vantaggio, quanto deleterio in occasione della espulsione che castra notevolmente le ambizioni di rimonta del Messina al minuto 69. Ci sarebbe stato tempo e modo per poter recuperare, mentre il cartellino rosso ingenuamente preso dal centravanti ha tolto ossigeno alla squadra in un momento fondamentale. La pausa di riflessione dovrà servire al ragazzo per evitare atteggiamenti caratteriali fuori luogo in campo. Interlocutorio il match di Vukusic (5,5) poco meno di un’ora alla ricerca della posizione o della giocata, senza riuscire a cavare un ragno dal buco, fino a lasciare spazio all’esordio di Milinkovic (6 di incoraggiamento), entrato per fare la seconda punta, ma, dopo il rosso di Adorante, finito a svariare su tutto il fronte di attacco alla ricerca dello slalom vincente dentro la difesa del Picerno, mancato per un soffio al 62’ e mai più ripetuto. Per il resto, l’analisi della prestazione dei singoli non porta a considerazioni meno che sufficienti, pur senza picchi, circostanza normale in una sconfitta così bruciante. Lewandoski (6,5) prende mezzo punto in più per le capacità di ipnotismo che gli consentono di impedire a Terranova il gol del 3-1 al 66’, bloccando con irrisoria facilità il tiro dell’ex Dattilo, poi c’è anche l’intervento a fine primo tempo su un tiro scoccato da D’Angelo, favorito dal buon piazzamento. Per il resto, ordinaria amministrazione. Potrebbe sembrare paradossale definire positiva la partita di due centrali nella difesa più perforata del girone insieme a Monterosi e Vibonese con 9 gol subiti, ma in effetti, al “Viviani”, Fantoni e Carillo meritano entrambi il 6,5, con menzione di merito per il più giovane che si applica anche nel cercare di avviare la manovra. Certo, non capiterà spesso marcare solo un totem come Reginaldo, efficace solo dagli undici metri. Sarzi Puttini (6) svolge il compito affidatogli, come si diceva una volta, “senza infamia e senza lode”, mentre Fofana (6,5) è tra i pochi a mantenere attenzione e serenità in tutta la partita. Ingiudicabili i 23 minuti scarsi giocati da Simonetti (auguri per una pronta ripresa al centrocampista), il suo sostituto Russo (6) disputa 43’ in cui dimostra di avere tantissima voglia di far rivedere i guizzi degli esordi stagionali, ma deve essere sacrificato al 75’ quando occorre un po’ di equilibrio e il mister decide di far entrare Marginean (sv) letteralmente impalpabile. Resta il rebus Catania, che, come con la Virtus, inizia a saltare come birilli gli avversari, favorendo il gol di Adorante, poi preferisce il tiro da lontano all’assist in corridoio per Morelli, lanciato solo davanti al portiere avversario, va in letargo per larghi tratti della gara, si dimentica di chiudere su Vanacore libero di crossare nell’azione del pareggio e, piano piano, si spegne. La scoperta classe 99, pescato in Eccellenza lombarda, merita un 6,5 per le potenzialità enormi dimostrate, ma deve disciplinare l’estro e capire quanto potrebbe essere devastante inserendosi nei meccanismi del collettivo. Negli ultimi 20’ lo sostituisce Busatto (sv), ma il Robocop vicentino non si accende mai, restando impantanato nella palude dello schieramento difensivo rossoblù.
Ultima chiosa dedicata ai tifosi del Messina, per quanto gli appelli o le mozioni di affetto, nei tempi moderni, siano materia piuttosto antiquata. Mercoledì arriva il Bari e domenica prossima i giallorossi andranno a Foggia, due impegni ardui per una squadra giovane anagraficamente ed in via di formazione. Esistono odiose limitazioni e zavorre mentali ancora più pesanti, ma il Messina ha bisogno di un po’ di sostegno “fisico” per prendere fiducia. Adesso.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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